venerdì 4 gennaio 2013

Chiara Marchesini - Occupazione 2012


Martedì 27 novembre le scuole Laura Bassi occupano.
Il messaggio che passa all'esterno è quello di alunni annoiati, che non hanno voglia di studiare e che, come è da tradizione, decidono di occupare. Questo è il pensiero di molte, di troppe persone poco informate che hanno deciso di disinteressarsi a tale protesta, poiché non credono che il cambiamento derivi dal saltare la scuola.

Io, che studio scienze umane, so fin troppo bene che la scuola non è solo un edificio, ma è un luogo nel quale i ragazzi possono apprendere tramite le lezioni, socializzare con i compagni, esprimersi creativamente, sviluppare i propri interessi, confidarsi con gli altri per sfogarsi, essere informati sull'attualità al fine di essere consapevoli delle proprie scelte. Tutto questo fa parte della formazione scolastica e dovrebbe essere parte integrante delle attività; invece ciò non accade, non per mancanza di impegno di professori o alunni, ma per mancanza di materiale o di fondi. Ciò non dovrebbe mai succedere, anche perché togliere soldi alla scuola significa toglierli al futuro. E' con questa convinzione che gli alunni sono presentati a scuola: per occuparla, per informare e per informarsi.

Il primo giorno, pertanto, io ed alcune compagne ci siamo occupate della registrazione di video-documentari sull'occupazione, al fine di trasmetterli all'esterno. In seguito, mi sono recata al gruppo di discussione su anoressia e bulimia, per intervenire personalmente con informazioni di tipo scientifico fornitemi da una dietologa.        
Nei giorni successivi ho cogestito il gruppo di volantinaggio, assistendo le responsabili nella realizzazione del volantino che è poi stato distribuito durante il flashmob di sabato.                      Altri due gruppi sono stati particolarmente interessanti: quello riguardante il Buddismo, sia nella descrizione della sua nascita, sia nel paragone con la religione ufficiale italiana, il Cristianesimo.
Altro gruppo davvero molto formativo è stato quello sull'omosessualità, suddiviso in due pomeriggi successivi l'uno all'altro. Le organizzatrici ci hanno raccontato fatti, esperienze, cambiamenti e scoperte sia personali che “per sentito dire”. Penso che ciò sia stato molto importante, perché altre ragazze si sono successivamente aperte, esponendosi e raccontando paure e preoccupazioni. Questo tipo di espressione dovrebbe essere regolarmente trattato a scuola, non solo con gruppi opzionali.

Ciò che molti non comprendono è che gli studenti sono prima di tutto dei ragazzi adolescenti che stanno crescendo, si stanno scoprendo e necessitano di qualcuno che li guidi, non tenendoli per mano, ma aiutandoli a rialzarsi quando sbagliano. Non può essere solo la famiglia a farlo, poiché la scuola è una realtà troppo presente nella vita dei ragazzi per essere ignorata. 

Posso dirmi pienamente soddisfatta dell'occupazione, anche se, con il senno di poi, credo che la scelta migliore sarebbe stata quella dell'autogestione, poiché nonostante il messaggio sia meno forte, si sarebbe evitato di sottrarre ad alcuni studenti il diritto allo studio, mantenendo inoltre un buon rapporto tra professori e alunni.

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