Martedì 27 novembre le scuole Laura Bassi occupano.
Il messaggio che passa all'esterno è quello di alunni
annoiati, che non hanno voglia di studiare e che, come è da tradizione,
decidono di occupare. Questo è il pensiero di molte, di troppe persone poco
informate che hanno deciso di disinteressarsi a tale protesta, poiché non
credono che il cambiamento derivi dal saltare la scuola.
Io, che studio scienze umane, so fin troppo bene che la
scuola non è solo un edificio, ma è un luogo nel quale i ragazzi possono
apprendere tramite le lezioni, socializzare con i compagni, esprimersi
creativamente, sviluppare i propri interessi, confidarsi con gli altri per
sfogarsi, essere informati sull'attualità al fine di essere consapevoli delle
proprie scelte. Tutto questo fa parte della formazione scolastica e dovrebbe
essere parte integrante delle attività; invece ciò non accade, non per mancanza
di impegno di professori o alunni, ma per mancanza di materiale o di fondi. Ciò
non dovrebbe mai succedere, anche perché togliere soldi alla scuola significa
toglierli al futuro. E' con questa convinzione che gli alunni sono presentati a
scuola: per occuparla, per informare e per informarsi.
Il primo giorno, pertanto, io ed alcune compagne ci siamo
occupate della registrazione di video-documentari sull'occupazione, al fine di
trasmetterli all'esterno. In seguito, mi sono recata al gruppo di discussione
su anoressia e bulimia, per intervenire personalmente con informazioni di tipo
scientifico fornitemi da una dietologa.
Nei giorni successivi ho cogestito il gruppo di volantinaggio, assistendo le responsabili nella realizzazione del volantino che è poi stato distribuito durante il flashmob di sabato. Altri due gruppi sono stati particolarmente interessanti: quello riguardante il Buddismo, sia nella descrizione della sua nascita, sia nel paragone con la religione ufficiale italiana, il Cristianesimo.
Nei giorni successivi ho cogestito il gruppo di volantinaggio, assistendo le responsabili nella realizzazione del volantino che è poi stato distribuito durante il flashmob di sabato. Altri due gruppi sono stati particolarmente interessanti: quello riguardante il Buddismo, sia nella descrizione della sua nascita, sia nel paragone con la religione ufficiale italiana, il Cristianesimo.
Altro gruppo davvero molto formativo è stato quello
sull'omosessualità, suddiviso in due pomeriggi successivi l'uno all'altro. Le
organizzatrici ci hanno raccontato fatti, esperienze, cambiamenti e scoperte
sia personali che “per sentito dire”. Penso che ciò sia stato molto importante,
perché altre ragazze si sono successivamente aperte, esponendosi e raccontando
paure e preoccupazioni. Questo tipo di espressione dovrebbe essere regolarmente
trattato a scuola, non solo con gruppi opzionali.
Ciò che molti non comprendono è che gli studenti sono
prima di tutto dei ragazzi adolescenti che stanno crescendo, si stanno
scoprendo e necessitano di qualcuno che li guidi, non tenendoli per mano, ma
aiutandoli a rialzarsi quando sbagliano. Non può essere solo la famiglia a
farlo, poiché la scuola è una realtà troppo presente nella vita dei ragazzi per
essere ignorata.
Posso dirmi pienamente soddisfatta dell'occupazione, anche
se, con il senno di poi, credo che la scelta migliore sarebbe stata quella
dell'autogestione, poiché nonostante il messaggio sia meno forte, si sarebbe
evitato di sottrarre ad alcuni studenti il diritto allo studio, mantenendo
inoltre un buon rapporto tra professori e alunni.
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