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il blog di lettura&scrittura della 3A
venerdì 3 ottobre 2014
giovedì 2 ottobre 2014
Elisa Agresti, Caterina Fioravanti, Noemi Montaquila, Martina Negro: Machiavelli "con una c" ai provini del Grande Fratello 2014
Esilarante intervista a Niccolò Machiavelli, mi raccomando: con una c!
Realizzato dalle alunne della classe IV A del Liceo delle Scienze Umane "Laura Bassi" - 2013-14
Realizzato dalle alunne della classe IV A del Liceo delle Scienze Umane "Laura Bassi" - 2013-14
Matteo Camasta, Chiara Marchesini, Francesca Lorenzini, Anna Maggiolini: Machiavelli intervistato da Beatrice Alighieri, all'Inferno
Spassosa messa in scena della classe IV A - Liceo delle Scienze Umane "Laura Bassi" di Bologna - 2013-14.
domenica 21 settembre 2014
JESSICA FIORE - Il mondo Disney si rinnova: l'ideale femminile e quello del "vero amore".
L'evoluzione della condizione femminile vista attraverso i film della Disney.
Biancaneve
e i Sette Nani, Cenerentola, La Bella addormentata nel bosco
sono i film più conosciuti a livello mondiale da bambini e adulti. I cartoni
della Disney, infatti, fin dalle prime generazioni, hanno coinvolto sia grandi
che piccoli, facendoli entrare in un mondo fiabesco, che però, nel corso degli
anni, è molto cambiato. Infatti, come la società e gli stereotipi al suo interno
si sono trasformati, anche il mondo Disney ha seguito tale mutazione,
rappresentando la realtà da un punto di vista non più solo fiabesco, bensì
reale.
Ciò che in particolare emerge e rispecchia il
cambiamento della società nelle nuove animazioni è la condizione sociale e
psicologica della donna. Dal ’900 ad oggi la Disney ha prodotto un vasto
repertorio di film, mettendo appunto in evidenza la posizione della donna che,
al contrario di diversi anni fa, non è più influenzata dalle scelte dall’uomo,
ma agisce e pensa in maniera autonoma. Può ad esempio essere presa in considerazione
la giovane Rapunzel che, nel film d'animazione Rapunzel (2010), si pone in netto contrasto con la Raperonzolo del film a disegni animati
che ha come protagonista la famosa Barbie. Infatti, Rapunzel, al contrario di
Raperonzolo, agisce per ottenere la propria libertà. E’ pertanto una donna che
si ribella alla sua condizione di prigioniera, ma ciò che soprattutto è stato
modificato in maniera evidente nel film riguarda la posizione e il compito
dell’uomo, visto che possiamo affermare che non è più lui a salvare la donna da
una vita da serva, anzi, viene salvato dall'eroina attraverso l’amore.
La donna, quindi, ha cambiato nel corso degli anni
il proprio modo di vivere, e perciò non è più debole e sottomessa all’uomo, ma reagisce
e riflette sulle proprie azioni.
La donna disneyana nel '900.
I primi film d'animazione Disney rappresentano la
donna come una fanciulla smarrita e impaurita, alla ricerca di un uomo perfetto
chiamato “principe azzurro”. La figura del principe è sempre stata
rappresentata attraverso l’immagine di un uomo forte e coraggioso, buono e
gentile, ma che soprattutto raffigura l’unica salvezza per la donna. In Biancaneve e i Sette Nani, uno dei primi
capolavori della Disney Pictures, ci sono presentati due modelli di donne: la fanciulla
impaurita da salvare e la matrigna cattiva, raffigurata come una strega. La
strega cattiva, del resto, è sempre stata un topos, sia nella
letteratura, sia nei cartoni animati. Questo topos ha permesso alla
Disney di realizzare animazioni che rendessero più accattivante ogni storia: ne
sono un esempio Cenerentola e La Bella addormentata nel bosco. Cenerentola,
Aurora e Biancaneve, sono dunque il simbolo dell’innocenza femminile: costrette
a lavorare o ad essere schiave delle invidie altrui, cercano di ritrovare la
propria libertà, ma essa verrà ridata loro soltanto grazie all’arrivo del principe.
La donna pertanto non ha alcuna scelta, se non quella di subire e di attendere
l’arrivo di un uomo.
I sogni son desideri.
«I sogni son desideri, di felicità», si cantava in Cenerentola:
in effetti, fin dal '900, il pubblico femminile ha sempre amato viaggiare con
la fantasia e immaginare il tanto atteso principe azzurro. Il film più
conosciuto, e di per sé esemplare, è appunto Cenerentola (1950). La protagonista è una giovane donna
costretta a lavorare nel palazzo della matrigna, e vive assieme a due
sorellastre, Genoveffa e Anastasia. La giovane non agisce mai, ma subisce in
silenzio e viene aiutata dai suoi amici topini e uccellini, tanto che, nel
corso dell’intero film vi è soltanto una scena di ribellione nei confronti
della sua condizione sociale. Tale atto di rivolta - ovvero la partecipazione
al ballo che le era stato interdetto dalla matrigna, perché Cenerentola era priva
di un abbigliamento consono - avviene grazie all’intervento della Fata Madrina,
raffigurata da una donna matura, dotata di poteri magici, che aiuta la giovane
a prepararsi per il tanto atteso ballo nel palazzo reale, dove, la notte
stessa, conoscerà il suo principe azzurro. Sarà soltanto quest’ultimo a salvare
dalle grinfie della matrigna Cenerentola che, grazie all'escamotage tradizionale
nella commedia classica dell'agnizione tramite un oggetto caratteristico (la
scarpetta di cristallo), riesce a farsi riconoscere dall’amato.
Nella storia sono dunque centrali il tema dell’amore
e quello della libertà, ma ciò che soprattutto viene esaltato nella conclusione
del film è il cambiamento di posizione sociale e psicologica della
protagonista: da semplice serva a regina.
«I sogni son desideri, di felicità» è così una sorta
di promessa per tutte le spettatrici. Come Cenerentola sognava di vivere in un
castello assieme ad un principe, ogni donna può realizzare i propri sogni e, specialmente,
può sognare.
Attenzione, però: alcuni sogni sono come la morte,
come suggerisce un'altra fiaba disneyana.
Il bacio del vero amore.
La
Bella addormentata nel Bosco (1959) è uno dei film
disneyani che, negli ultimi anni, è stato più rivalutato e al tempo stesso criticato
dal punto di vista del contenuto. Nel 2014, infatti, la stessa Disney ha
prodotto una nuova versione - più "moderna" - della fiaba della Bella
addormentata, esaltando - come vedremo - la figura della strega e
rivalutandone il ruolo.
La storia è nota: Aurora è una principessa vittima
di un incantesimo mortale che, all’età di sedici o diciotto anni (a seconda
della versione: è chiaro che si allude alla pubertà), la farà cadere in un
sonno profondo, dal quale è impossibile risvegliarsi, se non grazie al "bacio
del vero amore".
Nella prima parte del '900 non ci
furono dubbi su cosa fosse il " bacio del vero amore", come
suggerisce già nel 1939 il
celebre lungometraggio di Disney Biancaneve
e i Sette Nani : come lei, infatti, ogni donna mirava a trovare il suo "principe
azzurro", che avrebbe riconosciuto appunto attraverso un «bacio d’amore».
Le fiabe della Bella addormentata e di Biancaneve
hanno in effetti molti elementi in comune: entrambe le fanciulle
sono vittime delle ingiustizie della strega cattiva e subiscono un malefico
incantesimo che produce morte apparente, per Aurora tramite la puntura di un
fuso, per Biancaneve grazie alla famosa mela avvelenata. Ancora una volta, a
salvare le due fanciulle, totalmente passive rispetto al loro destino, è il
principe.
La donna quindi, in una concezione perdurante per
buona parte del '900, appare passiva, poiché non agisce e non si ribella: rappresenta
piuttosto uno strumento per mettere alla prova e valorizzare il coraggio maschile.
Ma il mondo Disney, sostiene ancora tale idea?
Rapunzel, sciogli i tuoi capelli!
Nel 2010 la Disney ha proiettato nelle sale
cinematografiche di ogni parte del mondo il film d'animazione Rapunzel. L’intreccio della torre. Sebbene
inizialmente il film abbia riscosso poco successo, nel 2011 è diventato per incassi il terzo classico
d'animazione dei Walt Disney Animation Studios,
superando perfino Aladin.
Rapunzel, ispirato alla fiaba di Raperonzolo, rappresenta la nuova
generazione femminile, capace sia di agire, sia di riflettere sulle proprie
azioni. È presente ancora una volta il topos della matrigna-strega
cattiva che, per interesse proprio, tenta di imprigionare con ogni mezzo all’interno
di una torre la giovane. All’età di diciotto anni, però, Rapunzel, grazie
all’arrivo inaspettato di un uomo ricercato dalla legge, fugge dalla torre per visitare
la città, trasparente emblema della possibilità di fare incontri ed esperienze
e di essere liberi.
Rapunzel
è uno dei film più innovativi della Disney per vari aspetti. Innanzitutto, la
Disney ha adattato il principe azzurro della tradizione alla realtà
contemporanea, mettendo al tempo stesso in evidenza il cambiamento psicologico
femminile per quanto riguarda la scelta dell’uomo. Attualmente, infatti, la
persona ideale che ogni donna sogna nella sua vita non è più il ragazzo
perfetto e coraggioso (il "principe azzurro", che compariva anche nell'originale
della fiaba dei fratelli Grimm), bensì il ribelle. Flynn Rider è appunto colui che,
nonostante si sacrifichi per amore di Rapunzel, alla fine sarà salvato proprio
dalla dolcezza della donna. Tale aspetto, nel mondo dei cartoni animati, è uno
dei più grandi cambiamenti che la Disney ha attuato per rappresentare l'evoluzione
della figura maschile, che non viene più raffigurata in maniera idealizzata, ma
assume un carattere proprio. Il "principe" del 2000, pertanto, non è
più "azzurro", ma ha una personalità.
Raperonzolo oggi.
D'altra parte, il film Rapunzel ci dice anche
qualcos'altro: che una lunga chioma dorata o dei bellissimi occhi verdi non bastano
per realizzare i sogni della fanciulla, che simbolicamente, alla fine del film,
porta capelli corti e scuri, e ottiene dall'amato un espresso riconoscimento
proprio per questo.
Rapunzel, in effetti, al contrario di Raperonzolo, fantastica
e sfida la matrigna, ma soprattutto affronta la realtà che la circonda e le situazioni
che le si presentano. Così, Rapunzel,
appena fuggita dalla torre, inizia ad avere una serie di ripensamenti sulla sua
vita precedente, e allo stesso tempo è incuriosita da tutto ciò che le
circonda. La giovane donna ha insomma fatto una scelta e, nonostante i tentativi
di ostacolarla da parte della matrigna, porta a termine la sua missione,
scoprendo addirittura di essere una principessa. La fanciulla, quindi, ha tutto
il coraggio necessario per raggiungere un obiettivo e realizzare il suo sogno:
non teme affatto la realtà, ma la sfida.
L' innovativa Raperonzolo del 2010, insomma, può
essere paragonata a migliaia di ragazze che come lei, ogni giorno, sfidano la
realtà contemporanea, si mettono in gioco, cercano di cambiare il proprio
destino, decidono del proprio futuro e modificano la propria posizione
all’interno della società.
Il cambiamento, però, può anche comportare delle
ombre.
Il freddo è parte di me.
Come si può immaginare un’estate senza sole? Come
può essere un'intera città piena di neve in pieno agosto? Il miglior film
d’animazione degli ultimi anni, tanto che ha vinto due oscar nel 2014, è Frozen. Il regno di ghiaccio. Questo capolavoro
Disney, liberamente tratto dal racconto La
regina delle nevi, ha avuto successo in tutto il mondo, diventando uno dei film
d'animazione più venduti e più visti sia da adulti, che da bambini.
Ma Frozen
è soprattutto uno dei primi film del nostro secolo in cui il tema principale
non è l’amore, ma piuttosto la libertà, intesa sia dal punto di vista del modo
di vivere, sia da quello dell’espressione. La storia narra di due sorelle che,
fin da piccole, sono sempre state legate da un affetto profondo. Elsa, la maggiore,
è in realtà la "strega del ghiaccio" della tradizione popolare, ma
nella versione disneyana non vorrebbe far del male, tanto che, per tutta la sua
infanzia, fino al compimento dei diciotto anni, ha nascosto i propri poteri per
proteggere i suoi sudditi. Anna, invece, è una ragazza curiosa e amante
dell’avventura, cui sono stati tenuti segreti i poteri della sorella, al punto
di allontanarla per prudenza da Elsa, con grande sofferenza di entrambe per la
separazione.
Ma il giorno dell’incoronazione
di Elsa quest’ultima finisce col dimostrare a tutti i suoi terribili poteri ed
è costretta a fuggire. Solo alla conclusione, secondo la logica dell'happy
end, Elsa comprende che l’unico modo per vivere senza sofferenze non è
nascondersi agli altri, isolarsi in difesa, ma al contrario rivelare la propria
vera identità, accettare anche "il freddo che è parte di sé",
utilizzando le proprie qualità, per quanto inquietanti possano essere, per il
bene comune. In questa nuova prospettiva viene così inquadrato il tema della
libertà di azione e della responsabilità individuale.
Il "vero amore".
Quando Elsa fugge dalla sua comunità, Anna corre a
cercarla nella tempesta di neve, affrontando mille pericoli. Un tema dominante
nel film è dunque l’affetto che le due sorelle provano reciprocamente e che supera
ogni ostacolo e ogni altro amore, tanto che Anna arriva a rinunciare alla sua
vita per salvare quella della sorella, nonostante ne sia sempre stata allontanata.
Nella Spannung della vicenda, quindi, Anna
pare ormai condannata a diventare una statua di ghiaccio. Sua unica salvezza è
forse una profezia: «Solo un gesto di vero amore scioglierà un cuore di ghiaccio».
È chiaro che la sceneggiatura qui
gioca sul sistema di aspettative che la tradizione ha instaurato
- come abbiamo visto - sull'idea di "vero amore". Gli spettatori,
dunque, si attendono l'intervento di un "principe" (e ce ne sono ben
due a disposizione!) per salvare - col suo "vero amore" - la
fanciulla. Al contrario, in Frozen,
il vero amore è rappresentato da un gesto di coraggio o affetto da parte di una
delle sorelle nei confronti dell’altra: quello di Anna che si sacrifica per
Elsa, quello di Elsa che piange la morte della sorella. Il "vero
amore", così, si configura non tanto come quello che si riceve (come nel
caso delle principesse "passive" della tradizione novecentesca),
quanto come quello che si prova, e che rende Anna protagonista "attiva"
della sua storia.
La "morale" del film
riguarda in conclusione la "libertà" delle due ragazze: libere di
agire per il bene degli altri, libere di scegliere cos’è meglio per loro, libere
di decidere come orientare la propria vita.
Un problema resta tuttavia ancora aperto: quale è la
vera natura delle streghe?
Malefica: un nome, un'ingrata leggenda.
Fin dal Medioevo, il mondo delle streghe è stato
condannato e disprezzato. La strega, infatti, è sempre stata rappresentata con
caratteristiche malefiche e crudeli, che la ricollegavano direttamente al
Diavolo e che al tempo stesso connotavano negativamente il sapere e
l'iniziativa femminili.
Ancora nel ’900, l’influenza di questo topos
ha fatto sì che le animazioni Disney raffigurassero la strega cattiva come
antagonista dei "buoni" e, di conseguenza, come distruttrice della
pace. Recentemente, tuttavia, è stata compiuta una rivisitazione di tale
personaggio, evidenziandone la trasformazione psicologica e le sue motivazioni.
Dopo la Bella
addormentata nel bosco, la Disney Pictures ha infatti realizzato un film
d’animazione che contrasta l’antica leggenda sulle streghe: Maleficent. Oltre a realizzare uno dei
più grandi capolavori Disney dal punto di vista del contenuto, la Disney stessa
ci presenta qui un’immagine totalmente differente di donna, certo più vicina
alla nostra epoca. Malefica, la protagonista del film, si contrappone infatti alla
strega cattiva del film La Bella
addormentata, pur essendo la medesima persona. La Malefica dell’animazione del
1959 ha interamente i caratteri topici della strega cattiva, senza alcun
cambiamento psicologico dall’inizio alla fine. Come in ogni film sulle streghe,
quest’ultima muore e così la pace ritorna nel paese. Nel film del 2014, invece,
ciò che viene messo in luce è il continuo mutamento psicologico e affettivo
della donna nei confronti di Aurora. In tal modo, non è più la Bella
addormentata ad essere la protagonista, ma piuttosto la maga, che risulta
essere una donna del tutto innovativa. Secondo questa nuova versione della
fiaba, da giovane Malefica era la protettrice della Brughiera, un bosco
incantato dove vivevano tutti gli esseri dotati di poteri magici. Come spesso
purtroppo avviene nella realtà, però, a seguito di un imbroglio da parte di un
uomo, Malefica cambia il proprio modo di essere, diventando dura e rancorosa. Per
vendicarsi, dunque, lancia un incantesimo contro alla piccola Aurora, figlia
del traditore. Tuttavia, la strega appare sempre premurosa e attenta a vegliare
sulle azioni della giovane, finendo col diventarne una sorta di invisibile
angelo custode ("Sei la mia fata madrina?", le chiede, con
involontario umorismo, Aurora).
Ciò premesso, è possibile che il film finisca con la
morte di Malefica? No di certo: in questa versione, colui che morirà sarà piuttosto
il traditore.
Ancora il bacio del vero
amore.
Con grande sorpresa degli spettatori, quindi, la
strega si dimostra buona, e viene rivisitato ancora una volta - dopo Frozen - il topos del “vero amore”, che in Maleficent non è un "gesto",
ma proprio un "bacio". Aurora, infatti, non viene risvegliata dal
bacio del solito principe, bensì da quello di Malefica, che si è presa da
sempre cura di lei.
Anche in questo film, dunque, il tema dell’amore è trattato
in modo originale: l’amore vero non è necessariamente quello che si riceve da un
uomo, ma può essere anche l'affetto tra coloro che si vogliono bene.
Uomini vs donne.
Se quindi in Rapunzel
la
donna non può ancora rinunciare del tutto all’aiuto
dell’uomo, Malefica ed Anna sono del tutto autonome, mentre viene costantemente
messa in discussione e spesso degradata la figura maschile.
In Frozen, infatti, il "principe di
sangue reale" si rivela un volgare arrampicatore sociale, pronto a ogni
meschinità e delitto per ottenere il potere, mentre in Maleficent l’uomo è rappresentato come vile e truffatore, incapace
di amare persino sua figlia.
Questo tipo d'uomo si oppone però al giovane
innamorato di Anna in Frozen, che è un
poveraccio e non un principe, ma il cui affetto è sincero e disinteressato. Così
anche il "bandito" Flynn, in Rapunzel,
decide di cambiare la sua vita per amore, pur mantenendo alcune sue vecchie
abitudini.
Attraverso questi tre fortunati film, la Disney
presenta in conclusione tre categorie di donne: la donna coraggiosa, la donna
che sa amare e la donna volitiva. Tali caratteristiche rappresentano pienamente
l’ideale femminile del nostro tempo: una donna forte, piena di vita, amante
dell’avventura e simbolo dell’amore. Se fino al '900 il sesso femminile è stato
considerato "debole", nel XXI secolo è netto il cambiamento che ha
portato le donne a cavarsela da sole. Tuttavia, la Disney evita di raffigurare la
società in maniera stereotipata, pur impegnandosi ad una maggiore adesione del
mondo della fantasia alla realtà che ci circonda.
Quali altre trasformazioni del ruolo della donna potremo
allora aspettarci nella realtà dei prossimi anni e, beninteso, nelle sue trasfigurazioni
ideate dalla Disney?
domenica 20 ottobre 2013
Jessica Fiore - Il maestro Copernicano e il maestro Angelico
Piero:
un bambino di 10 anni frequentante la scuola elementare pubblica del Sig.
Copernicano.
Antonio:
compagno di classe di Piero.
Copernicano:
fondatore della scuola pubblica Copernicana, maestro di Piero.
Angelico:
maestro di italiano di Piero.
Giovedì
6 aprile.
Copernicano:
oggi tratteremo l'argomento dell'Impero romano e le sue varie guerre. Spero per
tutti quanti voi che abbiate studiato gli argomenti spiegati durante la lezione
di ieri.
(In
coro): Si, signor maestro.
Copernicano:
perfetto, allora interroghiamo!
(sfoglia
sull'elenco del registro mentre nella classe gli alunni iniziano a parlare)
Copernicano
(con tono arrabbiato): cos'è questa confusione! Non vi hanno insegnato
l'educazione? Piero, vieni alla lavagna visto che ti piace tanto parlare!
Piero:
sì, signor maestro.
Copernicano:
bene, ragazzino, di cosa abbiamo parlato ieri?
Piero:
dell'impero romano, signor maestro.
Copernicano:
e cosa abbiamo detto?
(Piero
non risponde)
Copernicano:
bene bene, non lo sai, vedo.
Piero:
no, signor maestro.
(Piero
posiziona le mani stese davanti a sé, attendendo le 50 frustate dal maestro.
Copernico prende dalla sua cartella una piccola bacchetta di legno e, con aria
seria, si alza dalla sedia avvicinandosi al ragazzo.)
Copernicano:
ripeti ad ogni frustata “io sono un asino”.
(Copernicano
inizia a bacchettare le mani di Piero mentre quest'ultimo, ad ogni colpo,
ripete la frase detta dal maestro.)
Piero:
io sono un asino, io sono un asino, io sono un asino..
(Dopo
50 colpi, Copernicano si risiede mentre il bambino, con le lacrime agli occhi,
ritorna al suo posto silenzioso)
Copernicano:
che vi serva da lezione. La mia scuola è fatta di sapienti, non di asini come
Piero.
(Inizia
a spiegare)
Venerdì
7 aprile.
Angelico:
buongiorno ragazzi, oggi inizieremo a esercitarci sull'analisi grammaticale.
Avete studiato tutti i verbi assegnati ieri?
(in
coro): sì, signor maestro!
Angelico:
Perfetto! Vi detto due frasi e voi me le analizzate.
“La
mamma gioca e carte”, “il lupo mangiò la pecora”.
(I
bambini scrivono e, intanto, svolgono il compito a loro assegnato)
(Dopo
5 minuti)
Angelico:
sono passati 5 minuti, penso che siate riusciti a finire. Piero, dimmi come hai
analizzato le frasi.
Piero:
signor maestro “La” è un articolo determinativo, “mamma” è un nome comune,
“gioca” è..
Angelico:
cos'è “gioca”?
Piero:
signor maestro, non lo so.
(intanto
Antonio inizia a fare la linguaccia al maestro, cercando così di evitare una
seconda punizione al compagno)
Angelico:
Antonio! Smettila!
Antonio:
no, signor maestro.
(Angelico
si alza dalla sedia, dirigendosi verso Piero)
Angelico:
siamo qui per imparare, no? Se non hai capito o non sai le cose, devi parlare
con me. Io sono il tuo maestro e posso aiutarti se hai difficoltà.
Piero
(sorridendo): grazie, signor maestro!
Angelico
(voltandosi verso Antonio): in quanto a te, Antonio, le linguacce non si fanno
ai proprio maestro, è mancanza di rispetto e tali comportamenti andrebbero puniti.
Per questa volta ci riderò sopra, ma non farlo mai più.
(inizia
la lezione)
Chiara Marchesini - L'ANTIMAESTRO - Dialogo platonico
PERSONAGGI:
-DISCORSO MIGLIORE (D.M.)
-DISCORSO PEGGIORE (D.P.)
-ANTIMAESTRO/FERMO MONOLITICO (A.)
-RAGAZZO (R.)
D.M. “Vecchio mio! Da quanto tempo!”
D.P . “Troppo poco, mio caro”
D.M. “Vedo che non sei cambiato di una virgola! Sei rimasto
sempre lo stesso irrispettoso e maleducato!”
D.P. “Ovviamente, pensavi che il tempo mi potesse cambiare?”
D.M. “No, solo un miracolo potrebbe farti rinsavire”
D.P. “Tu invece sei cambiato, e se possibile sei ancora più
vecchio bacucco di prima”
D.M.“Vorrai dire più saggio!”
D.P. “Voglio dire esattamente quello che ho detto”
D.M. “Brutto...”
R. “Scusatemi...”
D.P. “E questo chi è? Sta con te?”
D.M. “Assolutamente no, credi che un ragazzino così
rammollito possa essere accompagnato da un educatore come me?”
D.P. “Hai fatto anche di peggio...”
D.M. “Razza di...”
R. “Scusatemi...”
D.M. “Ragazzino, non ti hanno insegnato le buone maniere? Non
si interrompono due maestri che stanno dialogando!”
R. (torcendosi le dita)“Veramente io...”
D.P. “Sei sicuro che non sia venuto a scuola da te? Dalla
complessità delle proposizioni che compone potrebbe anche essere...”
D.M. “Insisti?!”
R. (mortificato) “Veramente io...le buone
maniere...non mi sono state insegnate...”
I due discorsi ammutoliscono, sbalorditi.
D.P. “Dunque...tu non sei mai andato a scuola?”
R. “In realtà ci sono andato...”
D.M. “Ah...e dopo quanto tempo l'hai abbandonata?
R. “Ho finito quest'anno, dopo 5 anni di elementari, 3 di
medie e altri 5 di liceo”
D.P. “Stai cercando di ingannarci, ragazzino? Guarda che io
sono l'imbroglio fatto uomo, non puoi darla
a bere a me.”
D.M. “In 13 anni di studi non sei riuscito ad apprendere
nulla?”
R. “Io credevo di sì”
D.M. “credevi?”
R. “Si...fino a che non ho finito gli studi. Ora mi rendo
conto di essere perso, confuso, di non sapere niente...”
D.M e D.P., bisbigliando tra loro
D.P. “Ai nostri tempi non era così...possibile che i giovani
si siano afflosciati a tal punto?”
D.M. “Aspettiamo a giudicare, ricorda che ai nostri tempi noi
eravamo l'esempio”
D.P. “Un gran bell'esempio per quanto mi riguarda...tu
invece...”
D.M. “Ah, smettila adesso, sciocco immaturo!Rimandiamo questo
eterno dibattito, e cerchiamo di capire cosa è andato storto...”
D.P. “D'accordo”
Rivolgendosi di nuovo al ragazzo
D.M. “Senti un po' piccolo...chi è stato il tuo mentore?”
R (Imbarazzato) “Il mio cosa?”
D.M. (sospirando) “Il tuo maestro, colui che hai preso
come esempio da imitare...”
R. “Ah...Il signor Monolitico, Fermo Monolitico...E' Laggiù”
Indica un uomo che si aggira a testa alta,
pavoneggiandosi...è sempre stato presente nella scena.
D.M. “Oh mamma...tu l'avevi notato?”
D.P. “Proprio no, quando è arrivato?”
A. “Io sono sempre stato qui, davanti ai vostri occhi!” Replica rosso in volto
A. “Io sono sempre stato qui, davanti ai vostri occhi!” Replica rosso in volto
Il D.M e il D.P. Si scambiano uno sguardo di sufficienza
D.M. “Certamente...ci scusi, è lei il maestro del ragazzo qui
presente?”
A. “Sissignore”
D.P. “Benissimo. Potrebbe esporci, brevemente, tramite quali
principi base lei educa e forma gli allievi?”
A. “Ne sarei onorato: In primis, come dico sempre agli
alunni, alla base di tutto sta la fiducia.
D.M. E D. P. annuiscono soddisfatti
A. “Gli alunni devono avere piena fiducia nelle mie parole,
tutto ciò che dico deve essere considerato oro colato: il professore è
superiore in tutto, il rapporto con l'allievo è puramente gerarchico e
verticale; gli unici errori posso essere compiuti dagli studenti.
D.M. e D.P. Smettono lentamente di annuire, e spalancano
la bocca, esterrefatti.
A. prosegue, con un sorriso sicuro dipinto in volto
“Durante le mie ore, qualunque intervento è negato, se non prettamente
riguardante l'argomento trattato. L'apprendimento necessita concentrazione, non
sono ammesse distrazioni di alcun genere.”
Il D.M. e il D.P si guardano, con una smorfia di
disapprovazione in viso.
A. “Inutile aggiungere, poi, che il comportamento tenuto
dagli studenti è impeccabile, non uno che osi cambiare posizione sulla sedia,
tenga le gambe in altro modo se non unite davanti a sé, si azzardi a chiedere
di uscire o a cercare di distinguersi per modo di fare e costumi ” conclude,
con cenno soddisfatto del capo.
Il D.M. ha le mani nei capelli, Il D.P. i palmi a coprire
la faccia
D.M. “Non posso credere a ciò che sento”
D.P. “Io non VOGLIO credere a ciò che sento”
D.M. “Come dice lei “in primis”, il maestro deve essere
ragionevole. Egli non solo dovrebbe ascoltare, ma accettare le critiche,
controbattere o usarle per formarsi a sua volta.”
D.P. “Oppure, in alternativa, dimostrare la propria furbizia
rigirandole, come se fossero state previste, senza mai farsi cogliere di
sorpresa!”
L'A. diventa nervoso
D.M “Inoltre, il buon maestro, se davvero è colto, non
insegna mai solo ciò che spiega. I collegamenti dovrebbero aprirsi naturalmente
nella sua mente!”
D.P. “Esattamente! Egli deve fare in modo che gli studenti
siano in grado di tutelarsi da qualunque accusa, sfruttando più argomenti
possibili per convincere le persone!”
L'A. Si allarga il colletto con il dito, sempre più
agitato
D.M. “E, cosa più importante, il maestro deve essere un
modello da seguire, ma come può l'allievo voler imitare qualcuno che lo
mortifica fisicamente e psicologicamente?!”
D.P. “Per la miseria, concordo! I giovani seguono il piacere!
Se lei non rende lo studio un piacere, come pretende che questi desiderino
apprendere!
D.P. “Non posso credere a quello che sto dicendo, ma ciò di
cui parla questo professore è ancora più barbaro di quello che sei solito dire
tu!”
D.M. “Forse, e dico forse, i suoi insegnamenti sono peggiori
dei tuoi! E questo è tutto dire!”
I due discorsi si scambiano uno sguardo d'intesa, e
sbattono fuori scena l'antimaestro
D.M. “Vattene via, sciocco borioso!”
D.P. “E' meglio che tu non ti faccia rivedere tanto presto”
D.M. (rivolgendosi al giovane) “Ora, tornando a noi
ragazzo...vieni, seguimi, e io ti insegnerò il discorso migliore”
Il ragazzo si avvia
D.P. “Ma che fai? Lo ascolti davvero? Non hai sentito gli
scarsi argomenti con cui ha attaccato il tuo maestro? Segui me, io sarò in
grado di educarti bene”
D.M. “Bene? Quale bene? Tu lo porterai alla rovina!”
D.P. “Hai già perso una volta a questo gioco, vecchio mio,
sei sicuro di voler tentare di nuovo?”
D.M. “Oramai che sono in ballo mi conviene ballare!” e
rivolgendosi al ragazzo “Nel frattempo, fossi in te, cercherei qualcun
altro che ti insegni, qui ne avremo per un po'”
D.P. “A noi due, matusa dei miei stivali”
D.M. “Non aspettavo altro, sciocco bambinetto!”
martedì 8 ottobre 2013
Jessica Fiore - Note su alcune opere di Dante Alighieri
La Commedia
La Commedia è l'opera più importante e conosciuta di
Dante Alighieri.
Quest'ultimo, nel suo poema, concepisce la terra come una
sfera divisa in due emisferi: la parte superiore è quella delle terre emerse ed
è abitata dagli uomini, mentre la parte inferiore è coperta di acqua ed è
disabitata. Nelle profondità dell'emisfero delle terre emerse è posto
l'inferno, nell'emisfero delle acque, invece, si innalza la montagna del
Purgatorio, in cima alla quale si trova il Paradiso terrestre.
L'emisfero delle terre emerse ha per estremi confini il Gange
a oriente, le Colonne d'Ercole, ossia -Cadice, a occidente.
Al centro di esso, inoltre, vi è la città di Gerusalemme,
sotto la quale è posto l'inferno, che ha la forma di un cono rovesciato che,
via via, si restringe, fino ad arrivare al luogo dove è collocato Lucifero. La
voragine che costituisce l'inferno è stata formata appunto dalla caduta
dell'angelo Lucifero, trasformato da Dio in un enorme mostro a tre teste.
L'inferno è costituito da nove cerchi ed è diviso in tre parti, dove sono
punite le diverse tipologie di peccato. Nell'anti-inferno sono puniti gli ignavi,
mentre nell'inferno vero e proprio si susseguono i peccati di incontinenza, di
violenza e infine di frode.
I peccati di incontinenza sono divisi da quelli più gravi
delle due zone inferiori tramite una palude e le mura della città di Dite,
oltrepassate le quali si trovano gli eretici.
Il viaggio quindi si sviluppa con moto discendente: infatti,
il protagonista supera tutti i peccati umani, man mano sempre più gravi, per
arrivare a Lucifero.
Dante, dopo esser giunto nel nono e ultimo cerchio
dell'inferno, dove sono condannati i traditori e dove è posto il diavolo, può infine
attraversare la Natural Burella (uno stretto naturale), che lo conduce sulla
spiaggia del Purgatorio, dove le anime subiscono una pena solo temporanea.
La Vita Nova.
La Vita Nova, è un prosimetro, un testo in cui cioè si
alternano poesie e prose.
Esso narra, in chiave stilnovistica, l'amore per Beatrice.
I componimenti sono stati scritti tra il 1283 e il 1292 e,
quindi, corrispondono a differenti periodi della vita dell'autore e a differenti
tecniche stilistiche. Le poesie più “antiche” subiscono l'influenza della
scuola toscana, e quindi sono le più rozze. Le più poesie tarde, invece, sono
ispirate a Guido Cavalcanti, e descrivono l'amore come un tormento; altre imitano
Guido Guinizzelli e lo Stil Novo, e rappresentano Beatrice come una donna
angelo.
Dante inserisce inoltre tra le poesie delle prose che spiegano
le rime e le contestualizzano.
L'opera si apre con la metafora della memoria paragonata a un
libro. I ricordi di Dante vengono infatti metaforicamente indicati come un vero
e proprio testo, dotato di una rubrica, e in cui il titolo è in latino. Dal "libro
della sua memoria" Dante dà origine a un vero libro, cercando di
selezionare le parti più importanti del "manoscritto" della memoria.
L'autore non scrive quindi
in maniera realistica, ma proponendo la sua interpretazione dell'esperienza
vissuta.
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