domenica 20 ottobre 2013

Chiara Marchesini - L'ANTIMAESTRO - Dialogo platonico

PERSONAGGI:
-DISCORSO MIGLIORE (D.M.)
-DISCORSO PEGGIORE (D.P.)
-ANTIMAESTRO/FERMO MONOLITICO (A.)
-RAGAZZO (R.)

D.M. “Vecchio mio! Da quanto tempo!”
D.P . “Troppo poco, mio caro”
D.M. “Vedo che non sei cambiato di una virgola! Sei rimasto sempre lo stesso irrispettoso e maleducato!”
D.P. “Ovviamente, pensavi che il tempo mi potesse cambiare?”
D.M. “No, solo un miracolo potrebbe farti rinsavire”
D.P. “Tu invece sei cambiato, e se possibile sei ancora più vecchio bacucco di prima”
D.M.“Vorrai dire più saggio!”
D.P. “Voglio dire esattamente quello che ho detto”
D.M. “Brutto...”
R. “Scusatemi...”
D.P. “E questo chi è? Sta con te?”
D.M. “Assolutamente no, credi che un ragazzino così rammollito possa essere accompagnato da un educatore come me?”
D.P. “Hai fatto anche di peggio...”
D.M. “Razza di...”
R. “Scusatemi...”
D.M. “Ragazzino, non ti hanno insegnato le buone maniere? Non si interrompono due maestri che stanno dialogando!”
R. (torcendosi le dita)“Veramente io...”
D.P. “Sei sicuro che non sia venuto a scuola da te? Dalla complessità delle proposizioni che compone potrebbe anche essere...”
D.M. “Insisti?!”
R. (mortificato) “Veramente io...le buone maniere...non mi sono state insegnate...”
I due discorsi ammutoliscono, sbalorditi.


D.P. “Dunque...tu non sei mai andato a scuola?”
R. “In realtà ci sono andato...”
D.M. “Ah...e dopo quanto tempo l'hai abbandonata?
R. “Ho finito quest'anno, dopo 5 anni di elementari, 3 di medie e altri 5 di liceo”
D.P. “Stai cercando di ingannarci, ragazzino? Guarda che io sono l'imbroglio fatto uomo, non puoi darla  a bere a me.”
D.M. “In 13 anni di studi non sei riuscito ad apprendere nulla?”
R. “Io credevo di sì”
D.M. “credevi?”
R. “Si...fino a che non ho finito gli studi. Ora mi rendo conto di essere perso, confuso, di non sapere niente...”

D.M e D.P., bisbigliando tra loro
D.P. “Ai nostri tempi non era così...possibile che i giovani si siano afflosciati a tal punto?”
D.M. “Aspettiamo a giudicare, ricorda che ai nostri tempi noi eravamo l'esempio”
D.P. “Un gran bell'esempio per quanto mi riguarda...tu invece...”
D.M. “Ah, smettila adesso, sciocco immaturo!Rimandiamo questo eterno dibattito, e cerchiamo di capire cosa è andato storto...”
D.P. “D'accordo”
Rivolgendosi di nuovo al ragazzo

D.M. “Senti un po' piccolo...chi è stato il tuo mentore?”
R (Imbarazzato) “Il mio cosa?”
D.M. (sospirando) “Il tuo maestro, colui che hai preso come esempio da imitare...”
R. “Ah...Il signor Monolitico, Fermo Monolitico...E' Laggiù”

Indica un uomo che si aggira a testa alta, pavoneggiandosi...è sempre stato presente nella scena.

D.M. “Oh mamma...tu l'avevi notato?”
D.P. “Proprio no, quando è arrivato?”
A. “Io sono sempre stato qui, davanti ai vostri occhi!” Replica rosso in volto

Il D.M e il D.P. Si scambiano uno sguardo di sufficienza

D.M. “Certamente...ci scusi, è lei il maestro del ragazzo qui presente?”
A. “Sissignore”
D.P. “Benissimo. Potrebbe esporci, brevemente, tramite quali principi base lei educa e forma gli allievi?”
A. “Ne sarei onorato: In primis, come dico sempre agli alunni, alla base di tutto sta la fiducia.

D.M. E D. P. annuiscono soddisfatti

A. “Gli alunni devono avere piena fiducia nelle mie parole, tutto ciò che dico deve essere considerato oro colato: il professore è superiore in tutto, il rapporto con l'allievo è puramente gerarchico e verticale; gli unici errori posso essere compiuti dagli studenti.

D.M. e D.P. Smettono lentamente di annuire, e spalancano la bocca, esterrefatti.

A. prosegue, con un sorriso sicuro dipinto in volto “Durante le mie ore, qualunque intervento è negato, se non prettamente riguardante l'argomento trattato. L'apprendimento necessita concentrazione, non sono ammesse distrazioni di alcun genere.”

Il D.M. e il D.P si guardano, con una smorfia di disapprovazione in viso.

A. “Inutile aggiungere, poi, che il comportamento tenuto dagli studenti è impeccabile, non uno che osi cambiare posizione sulla sedia, tenga le gambe in altro modo se non unite davanti a sé, si azzardi a chiedere di uscire o a cercare di distinguersi per modo di fare e costumi ” conclude, con cenno soddisfatto del capo.

Il D.M. ha le mani nei capelli, Il D.P. i palmi a coprire la faccia

D.M. “Non posso credere a ciò che sento”
D.P. “Io non VOGLIO credere a ciò che sento”
D.M. “Come dice lei “in primis”, il maestro deve essere ragionevole. Egli non solo dovrebbe ascoltare, ma accettare le critiche, controbattere o usarle per formarsi a sua volta.”
D.P. “Oppure, in alternativa, dimostrare la propria furbizia rigirandole, come se fossero state previste, senza mai farsi cogliere di sorpresa!”

L'A. diventa nervoso

D.M “Inoltre, il buon maestro, se davvero è colto, non insegna mai solo ciò che spiega. I collegamenti dovrebbero aprirsi naturalmente nella sua mente!”
D.P. “Esattamente! Egli deve fare in modo che gli studenti siano in grado di tutelarsi da qualunque accusa, sfruttando più argomenti possibili per convincere le persone!”

L'A. Si allarga il colletto con il dito, sempre più agitato

D.M. “E, cosa più importante, il maestro deve essere un modello da seguire, ma come può l'allievo voler imitare qualcuno che lo mortifica fisicamente e psicologicamente?!”
D.P. “Per la miseria, concordo! I giovani seguono il piacere! Se lei non rende lo studio un piacere, come pretende che questi desiderino apprendere!

D.P. “Non posso credere a quello che sto dicendo, ma ciò di cui parla questo professore è ancora più barbaro di quello che sei solito dire tu!”
D.M. “Forse, e dico forse, i suoi insegnamenti sono peggiori dei tuoi! E questo è tutto dire!”

I due discorsi si scambiano uno sguardo d'intesa, e sbattono fuori scena l'antimaestro

D.M. “Vattene via, sciocco borioso!”
D.P. “E' meglio che tu non ti faccia rivedere tanto presto”

D.M. (rivolgendosi al giovane) “Ora, tornando a noi ragazzo...vieni, seguimi, e io ti insegnerò il discorso migliore”
Il ragazzo si avvia
D.P. “Ma che fai? Lo ascolti davvero? Non hai sentito gli scarsi argomenti con cui ha attaccato il tuo maestro? Segui me, io sarò in grado di educarti bene”
D.M. “Bene? Quale bene? Tu lo porterai alla rovina!”
D.P. “Hai già perso una volta a questo gioco, vecchio mio, sei sicuro di voler tentare di nuovo?”
D.M. “Oramai che sono in ballo mi conviene ballare!” e rivolgendosi al ragazzo “Nel frattempo, fossi in te, cercherei qualcun altro che ti insegni, qui ne avremo per un po'”
D.P. “A noi due, matusa dei miei stivali”

D.M. “Non aspettavo altro, sciocco bambinetto!”

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